Veneto Orientale


Terra di confine -- L´ambiente e il territorio: -- La Via Annia -- La Via Postumia


Terra di confine:
La storia del Veneto Orientale, che identifichiamo come il territorio compreso fra i fiumi Piave e Tagliamento, è stata caratterizzata fondamentalmente da due elementi: i corsi d´acqua e le vie consolari come la Via Annia e la Via Postumia.
Lunghe queste vie di comunicazione si svilupparono i primi agglomerati urbani, come Julia Concordia e Ad Nonum (l´attuale Annone Veneto da "ad nonum lapidem", la nona pietra miliare posta sull´antica Via Postumia e si ritiene che il primo nucleo abitato sia contemporaneo alla costruzione della Via Postumia: 148 a.C).
Sicuramente il territorio era abitato da popolazioni paleovenete, e come per l´Altinate, inizia ad assumere una certa importanza storica durante il periodo romano.
Dal punto di vista storico J.Concordia fu la città più importante, soprattutto perché era posta dove le due vie consolari s´incrociavano, potendo sfruttare, contemporaneamente, un´altra importante via di comunicazione: il fiume Lemene.
Altro fattore che rese strategiche le zone più ad est del Veneto Orientale fu quello di essere collegate alle regione nordiche del Norico (corrispondente all'attuale Austria centrale, a parte della Baviera, alla Slovenia orientale) ricche di ferro.
Per Concordia il fiume Lemene (Reatinum), fu importantissimo perché con lo sviluppo del piccolo "portus Reatinum" (l´odierna Caorle il cui nome sembra derivi dal latino Caprulae, a causa delle capre selvatiche che vi pascolavano) essa poteva assicurarsi il collegamento con il mare Adriatico.
La zona di Caorle con molta provabilità era abitata già dal I sec. a.C. come testimoniano i numerosi ritrovamenti d´epoca romana.
D´origine romane sembra essere anche la cittadina di Cinto Caomaggiore (dal suffisso "Cinto" che deriva dal latino "ad quintum, ovvero a 5 miglia da Concordia Sagittaria").
A nord di Concordia, nel X secolo, gli abitanti di Sesto eressero un castello difensivo(andato completamente distrutto) per contrastare le incursioni degli Ungari, primo nucleo di quella che oggi conosciamo come Gruaro.
Come Gruaro, anche San Sino di Livenza, deve il suo primo insediamento alla costruzione di un castello ( X secolo) ad opera della famiglia dei De Patra, anche se i primi insediamenti urbani risalgano all'epoca romana, come testimoniano i resti di un ponte sul fiume Livenza e la certa presenza di una torre d´avvistamento (ora perduta) intorno alla quale si sviluppò poi la città di Torre, che oggi anche in onore della famiglia veneziana da Mosto conosciamo come Torre di Mosto.
Altra zona particolarmente interessante dal punto di vista storico è quella di Fossalta di Portogruaro ("fossa alta") dove recenti indagini hanno evidenziato come il territorio fosse attraversato, in epoca romana, dal ramo maggiore del fiume Tiliaventum (Tagliamento), sulle cui rive probabilmente venne eretto un santuario d´età veneta (IV sec. A. C.), legato ad un culto dell´acqua.
Fra i centri, sorti dopo l´anno mille certamente va citata Portogruaro ( Portus Gruarius 1140), fondata da alcuni barcaioli locali che ottennero, dal vescovo di Concordia, l´autorizzazione a costruire case, magazzini per i prodotti agricoli ed un porto fluviale.
Il massimo splendore, la città lo raggiunse nel 1500, sotto la dominazione della serenissima che le aveva concesso un´ampia autonomia.
Nelle vicinanze di Portogruaro troviamo l´abbazia benedettina di Summaga (1211), attorno alla quale dopo le invasioni dei barbari viene reintrodotta la coltura della vite.
Sempre ai primi anni dell´anno mille sembra risalire Teglio Veneto, il cui nome deriva dal tiglio, un albero un tempo molto diffuso nel territorio, e le prime citazioni ufficiali (Villam de Tileo e Plebem de Tileo) sono datate 1186, relativamente ad una concessione papale al vescovo di Concordia.
Tutto il Veneto Orientale sarà influenzato dalle fortune di J.Concordia, e del patriarcato d´Aquileia. L´abbandono progressivo della manutenzione delle vie consolari, dovuto alle invasioni barbariche e alle devastazioni da queste provocate, diede inizio al declino di tutto il territorio.
Il periodo di decadenza, proseguito per tutto il Medioevo, si concluse ai primi del XV secolo con la dominazione veneziana, la quale tuttavia non operò mai quelle imponenti opere di bonifica cui sottopose la gronda lagunare, anzi le vaste distese paludose furono viste come "sistema" difensivo naturale della città di Venezia e così oltre all´ambiente insalubre, le popolazioni dovettero convivere con le numerose esondazioni dei fiumi, in particolar modo quelle del Piave, del Livenza e del Tagliamento.
Con la caduta della Serenissima, il Veneto Orientale, almeno la parte est, entrò sotto l´influenza del Friuli e solo nel tardo ottocento queste terre tornarono sotto l´amministrazione veneziana e così, mentre nell´entroterra si parla diffusamente il friulano, nelle zone costiere, (Caorle e Bibione), dove la Serenissima lasciò segni più tangibili, si senta più l´influenza della lingua veneziana.
Le opere di bonifica, nel Veneto Orientale inizieranno solo con l´avvento di Napoleone Bonaparte, per proseguire poi con gli Austriaci, ma sarà solo fra le due guerre che esse saranno portate a termine, come per esempio la zona di Lancon.

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L´ambiente e il territorio:
La mancanza di una massiccia industrializzazione e le opere di bonifica portate avanti con lentezza hanno fatto sì che l´ambiente si sia conservato meglio che in altri territori, caratterizzato da grandi superfici costiere comprendenti specchi d´acqua, stagni, lagune e bacini salmastri molti dei quali collegati ai fiumi navigabili e sotto questo aspetto vanno ricordati gli ambienti palustri-lagunari della laguna di Carole, la Vallesina e la Val Grande di Bibione.
L'impatto della 1^ guerra mondiale, sotto l'aspetto ambientale, fu devastante per il Veneto Orientale, infatti i belligeranti distrussero numerosi boschi secolari, come ad esempio quelli intorno Annone Veneto, strategici per Venezia, che da essi traeva il lagname per la costruzione delle navi tanto da esssere strettamente vincolati..
Particolarmente bello e suggestivo, a nord di Portogruaro, è il Parco fluviale del Lemene-Reghena con i laghetti presso Cinto Caomaggiore.
L´entroterra è pure ricco d´aspetti naturalistici, come nel territorio comunale di San Stino di Livenza, dove si trova la superficie forestale ricostruita sul sedime dello storico bosco planiziale di Bandiziol e Prassacon, originari discendenti del "bosco di San Marco" e del "bosco delle Grive, detto di Comun" di proprietà della Repubblica Serenissima.
Tra San Stino e Portogruaro, vicino l´abitato di Mazzolada, troviamo i resti di un antica foresta planiziale che sono identificati nel bosco di Lison e in quello di Zacchi, mentre nell´abitato di Portovecchio (Portogruaro) segnaliamo il boschetto di Villa Bombarda.
Altro residuo di bosco planiziario lo troviamo ad Alvisopoli (Fossalta di Portogruaro), nel parco di villa Mocenigo, fatta erigere dal nobile veneziano Alvise, il quale vi introdusse numerose specie esotiche, mentre ai confini con il Friuli, in località Malafesta, troviamo la palude sorgiva della Grava (biotopo particolarmente importante per la riproduzione di passeriformi per la sosta d´uccelli migratori).
Nella zona del portogruarese l´ importanza, per l´economia locale, dei fiumi Lemene e Reghena, è testimoniata dalla presenza di numerosi mulini e opifici idraulici, (molti restaurati e molti scomparsi) come mulini di Stalis, il mulino di Boldara, il mulino de la Sega, quello di Gruaro, quello di Nogarol e quello di Bagnara.

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La via Annia:
Fatta costruire nel 131 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo, collegava Adria ad Aquileia, attraversando i territori dei tre importanti centri di Padova, Altino e Concordia.
Vicino a Mestre la strada costeggiava la laguna, mentre nel tratto che da Altino portava a Concordia, ripercorreva un preesistente sistema viario paleoveneto.
La Via Annia fu utilizzata fino al periodo tardo imperiale e di essa rimangono poche testimonianze visive, come il tratto che si può osservare nei pressi del museo Archeologico Nazionale di Altino.
Dell´ antico tracciato stradale della Via Annia sono testimonianza quattro miliari rinvenuti fra le province di Padova e Venezia posizionati nelle località di Stanga (Pd), Dolo (Ve), Campalto (Ve) e Quarto d'Altino o i resti di due piloni e delle testate di un ponte a tre arcate a Ceggia (Ve), dove la strada ripartiva per raggiungere Concordia Sagittaria ed Aquileia.
Altre testimonianze della Via Annia si possono riscontrare nelle vicinanze di San Giorgio di Nogaro (Ud) dove sono state rinvenute due miliari della metà del IV sec. d.C.

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La Postumia: La Via Postumia era una via consolare romana fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano Postumio Albino nei, per scopi prevalentemente militari. Congiungeva Genova e il suo porto con Aquileia, centro strategico dell'Impero La strada, lasciata Genova, percorreva la Val Polcevera fino a Pontedecimo (Pons ad decimum lapidem), attraversava l'appennino nei pressi dell'odierno Passo della Bocchetta quindi procedeva per il Monte Poggio,e quindi scendeva verso la pianura passando per Libarnae e Dertona (oggi Tortona). Proseguendo nel suo cammino giungeva a Placentia, (Piacenza), dove si intersecava con la via Emilia, e quindi Cremona, Verona, Vicenza, Oderzo e, forse, Iulia Concordia. Era l'unica via interamente terrestre che consentiva di arrivare Da Roma all'est e al trentino, in quanto il suo ponte a Verona era l'unico ponte sull'Adige. Oggi alcuni tratti sono percorribili come strada statale o provinciale, altri sono andati completamente in disuso. Nel tratto tra Vicenza ed Oderzo, era perfettamente rettilinea, salvo una curva in prossimità dell'attraversamento del fiume Brenta.

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