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Miranese

Lungo i corsi d´acqua della centuriazione
"cis Musonem"

Presentazione
Edifici d´interesse storico
Spunti per la ricerca e notizie storiche
Il percorso
Mappa e descrizione

PRESENTAZIONE:
Il percorso che proponiamo è sicuramente molto interessante soprattutto perché si sviluppa quasi per intero su sterrato, tratturi e piste ciclabili, seguendo le rive dei corsi d´acqua che scorrono all´interno del graticolato Romano di Padova.
Fra i corsi d´acqua il più importante, dal punto di vista storico, è sicuramente il Muson Vecchio, che segnava il confine fra la "centuriazione (o graticolato) cis Musonem", (al di qua -cis- del fiume Muson) e il municipio di Altino come conferma la scritta "Muson Mons Athes certos dant mihi fines" sul sigillo medievale della città di Padova.
Il Muson "Vecchio" è un fiume di risorgiva che nasce nel territorio a nord di Loreggia (PD) e all´altezza di Camposampiero piega a sud est, entrando nel territorio di Massanzago, per poi giungere a Mirano dove diviene Canale Taglio e confluire poi nel canale Nuovissimo, oltrepassando il Naviglio Brenta a Mira.
Al Muson Vecchio è legata anche la storia del Muson dei Sassi, fiume che nasce a nord di Asolo per sfociare nel Brenta, all´altezza di Pontevigodarzere.
Il percorso del Muson dei Sassi è un tipico "rettifilo" intuendo così che è un fiume "artificiale", frutto delle imponenti opere idrauliche della Serenissima per la difesa della laguna.
Prima del 1600 il Muson Vecchio si univa in unico alveo con il Muson di Asolo (dei Sassi) a Camposampiero quindi, dopo aver attraversato il territorio miranese, sfociava in laguna ai Bottenighi costituendo la via più diretta, sicura ed economica per giungere a Venezia. Mentre il Muson di risorgiva era un fiume calmo e con acque limpide, il Muson di Asolo era impetuoso (lo è ancora e in occasione di piogge torrenziali rappresenta un problema serio per le località che attraversa) e portava con sé notevoli quantità di detriti destinati in laguna. da qui il toponimo "dei Sassi".
Già nel ’400 Venezia inizierà le sue immense opere idrauliche scavando il canale Tergolino che all´altezza di Loreggia deviava parte delle acque del Muson di Asolo nella Tergola e da questi nel Brenta. Nel 1604 i veneziani decisero di deviare il corso del Muson verso la Brenta Magra (oggi Naviglio Brenta) e poi nel canale Novissimo (1610), dando avvio allo scavo del Canale Taglio e alla contemporanea "chiusura" del ramo che partendo all´altezza di Salzano arrivava in laguna, toccando le località di Spinea e Chirignago. Questo ramo del Muson è oggi conosciuto come Rio Cimetto.
Nel 1612, in concomitanza con la conclusione dei lavori del Canale Taglio, la Serenissima decise di separare il Muson di risorgiva da quello di Asolo avviando lo scavo di quello che oggi conosciamo come Muson dei Sassi.
Il termine "Vecchio" sta quindi a indicare ciò che resta del corso originale del fiume.
Durante il medioevo, il Muson Vecchio venne a costituire uno dei confini (da Treviso) più importanti dei possedimenti di Padova per cui il fiume era ben sorvegliato e difeso da fortificazioni, come dimostra una stampa del ´600 (Antiqui Agri Patavini Chorographia, conservato al Museo Civico di Padova) che riproduce un disegno quattrocentesco dove è ben evidenziato il Serraglio del Muson, con riferimento ai castelli di Mirano, Stigliano, Rustega e Noale.
Nel 1520, dopo la conclusione della guerra contro la lega di Cambrai, il Senato della Serenissima decreterà la distruzione o la trasformazione di tutte le fortezze e i castelli costruiti dai Carraresi, con particolare riferimento al cosiddetto "Serraglio del Muson". Saranno rase al suolo le mura del Castello di Mirano, di Zianigo, di Robegano; il castello di Stigliano fu adibito ad abitazione, mentre il castello di Noale si salverà perché destinato a essere la sede del Podestà.
Il Muson Vecchio fu usato spesso anche come arma offensiva: nel corso del 1300 i Carraresi, signori di Padova, tentarono di aumentare la portata del fiume per favorire l´interramento della laguna in funzione antiveneziana e più volte ruppero gli argini per inondare le campagne dell´avversario e provocarne la rovina. Il centro urbano più importante lungo le rive del Muson era senza dubbio Mirano, importante porto fluviale che rivestiva una grande importanza per gli intensi traffici di persone e di beni con la vicina Venezia.
In Mirano, almeno fino allo scavo del canale Taglio, vi era una numerosa confraternita di barcaroli, come testimonia anche la ‘ Mariegola’ conservata al Museo Correr.
Il Muson Vecchio è oggi in gran parte canalizzato e scorre in un paesaggio ben lontano da quello antico (ricco di foreste e paludi), e attraversa un territorio prevalentemente agricolo destinato a colture intensive, dove sono quasi assenti zone boschive o destinate a pascoli.
Oltre ai punti fortificati, lungo le sue rive, furono costruiti molti mulini alcuni dei quali sono ancora esistenti (Mulino Baglioni a Borgoricco, Mazzacavallo a Zemignana, quello di Stigliano e ai Mulini di Sopra a Mirano ora ristorante) anche se non più funzionanti.
Dopo il Muson Vecchio e quello dei Sassi percorreremo le rive del fiume Tergola, che nasce da fosse di risorgiva, dette "Le Sansughe", poco distanti da Cittadella, attraversa la Palude di Onara (Area Naturalistica), e quindi dopo 36 Km. sfocia nel Naviglio Brenta all´altezza di Strà. Come il Muson Vecchio anche la Tergola, essendo un fiume di risorgiva, è caratterizzato da acque stabili e controllabili, adatte ad azionare le pale dei mulini.
L´attività molitoria, lungo le rive del Tegola rappresentò un fattore fondamentale per l´economia locale, tanto che dal XVI secolo il governo della Serenissima inserì tale attività all'interno di un disegno unitario, fissando dal 1754 le quote di livellazione dei mulini, talvolta ancora visibili. Nel Settecento si contavano circa venti mulini tra la Tergola e il Vandura e qualcuno di questi ancora esiste, come quello che incontriamo a nord di Codiverno detto "mulino di Quattro Cà", oppure quello del castello di Peraga, in totale stato di abbandono.
In località Torre di Burri (San Giorgio delle Pertiche) la Tergola riceve le acque del fosso Vandura e subito dopo sottopassa il Muson dei Sassi e all´altezza di S. Andrea di Codiverno si sdoppia per ricongiungersi, dopo alcuni chilometri, in località Ca´ Bettanini. Proseguendo verso valle arriva fino al Nodo idraulico Fiesso d´Artico Nord-Ovest (briglia di regolazione Salgarelli), dove dà origine allo scolo Veraro e al Rio Serraglio, che confluiscono entrambi nel Naviglio Brenta, il primo a Strà, il secondo a Mira e come il Muson Vecchio, attraversa zone prevalentemente agricole, destinate a colture intensive.
Dopo la Tergola, seguiremo il corso del rio Serraglio, (lungo circa 13 chilometri) che sfocia come affluente di sinistra del Naviglio Brenta, all´altezza di Mira Porte, dopo l´attraversamento del Canale Taglio, tramite una "botte a sifone" (Nodo idraulico Serraglio-Taglio di Mirano).
Del Rio Serraglio si hanno notizie certe sin dal 1449, quando in una delle prime mappe riguardanti la zona, viene messa in risalto una vasta depressione paludosa ("palludo") a nord-est di Mira Vecchia (chiamata a quel tempo solo "Mira"), delimitata dai fiumi Serraglio e Pionca.
Nella mappa sono segnalate due torri di difesa del Serraglio di Arino-Cazzago, torre Asinara e torre della Stradella con riferimento alla "piccola strada", che da Cazzago (ponte sul Serraglio) conduceva a Mira Taglio a ridosso della chiesa di Cazoxana. Oggi la "stradella" corrisponde all´attuale via Molinella.
Sotto la torre Asinara, la scritta "Le posesion fo de Madona Malgarita dise eser qui", identifica terre vendute nel 1426 da Margherita, figlia naturale di Francesco il Vecchio da Carrara e vedova di Bongiacomo da Mantova, ad Andrea Corbelli. Oggi quest´ultima parte della strada non esiste più, e nella sua parte terminale la via Molinella percorre la strada indicata nella mappa come "Via va ala stradella dala Brenta".
In una copia del 1523, su disegno del tardo Quattrocento nella quale non sempre i nomi sono corretti, si evidenzia la "stradella" ma al centro del disegno è ben evidente l´isola e "quattro" torri del Serraglio di Arino, allineate lungo la sponda e circondate dall´acqua del fiume Serraglio. Dalla torre Asinara partiva una strada campestre o carezor che portava all´osteria di Mira e che segnava il confine fra le diocesi di Padova (sotto cui era Cazzago) e Treviso (sotto cui era allora Mira).
Infine, per ritornare a Mirano, l´ultimo corso d´acqua che seguiremo è il Canale Taglio, di cui abbiamo ampiamente parlato, riferendoci al Muson Vecchio.

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EDIFICI DI INTERESSE STORICO:
Castello di Stigliano: costruito dai trevigiani nel ´200 dove già esisteva, in epoca romana, un sito, come il vicino Castello dei Tempesta a Noale nei pressi della principale via di collegamento tra le città di Padova e Treviso. Nel 1520 la nobile famiglia dei Priuli lo acquistò e lo ridusse a Villa, arricchendolo di decorazioni ad affresco che ricordano le gesta dei condottieri e le vicende storiche del Castello. Gli affreschi cinquecenteschi sono attribuiti a Paolo Pino Veneziano. Notevole il portale in pietra d´Istria all´ingresso principale.
Mulino di Mazzacavallo: edificato su di un isolotto formato tra i due rami del Muson Vecchio e nonostante alcuni pesanti interventi edilizi, conserva ancora alcuni pregevoli edifici di chiara impronta settecentesca. Particolarmente affascinanti gli scorsi sulle chiuse più antiche, poste sulla ramificazione del fiume rivolta a mezzogiorno, e sul corso superiore del fiume. La proprietà del Molino era anticamente dei signori di Noale, i Tempesta.
I Molini di Sopra, a Mirano: hanno nel ponte secentesco che sorregge le chiuse, la parte più interessante. I Molini di Mirano ("di sopra" e "di sotto"), citati in antichissimi documenti sin dall´anno 1000 d.c., assolsero ad importante funzione economica fino al secondo dopoguerra. Da essi fu alimentata la prima modesta rete elettrica di Mirano.
Il mulino Santon a Sant´Andrea di Campodarsego: ha origini antiche, dato che sopra l´architrave della porta di ingresso è incisa la data 1647; conserva ancora macine e strettoie.
Il mulino di Quattro Ca´, a Codiverno: un tempo facente parte del complesso della vicina villa Frigimelica Selvatico, possedeva due ruote. La prima citazione risale al 1310 e sembra che il nome derivi dalle quattro case che componevano il complesso, ben visibili nelle antiche carte.
Il mulino del castello di Peraga: che si trova ancora nell'antico sito molitorio, risalente ai primi secoli dopo il Mille ed è nominato in una terminazione del 1735 assieme al mulino di Vigonza per l'attività molitoria e il trasporto del macinato lungo il Tergola. Sul lato lungo il fiume è ancora visibile la "Pietra di S. Marco" con incisa la data "1760" e il leone, simbolo di Venezia. L'edificio non è più in attività ed è in avanzato stato di abbandono.
Castello dei Da Peraga: è l'edificio più celebre di Peraga e occupa il luogo dove un tempo sorgeva la fortezza della potente casata che per un periodo fu anche la seconda famiglia, per importanza, del padovano. Per comprendere l'estensione di questo piccolo potentato, che tanto ostacolò l'avanzata del medievale comune di Padova verso nord-est, basti ricordare che nel 1278 la <domina> Bolzonella da Peraga "feudataria" di Peraga, Perarolo, Fiesso, Murelle, Cadoneghe ricca proprietaria di beni in località come Caselle, Pionca, Strà, Sambruson e Mirano.
Dalla nobile casata nacquero personaggi illustri: il più celebre fu Bonaventura (1332 - 1388) cardinale e teologo agostiniano.
Le prime testimonianze sul castello si trovano in uno scritto del 1258, ma si può facilmente supporre che la costruzione sia antecedente. Era definito un «piccolo fortilizio» (si deve considerare che i castelli dell'Italia settentrionale non superavano, fino alla metà del sec. XI, la superficie di un ettaro), nato forse per proteggere gli abitanti e i loro averi.
Era dotato di steccato e di terrapieno ed era circondato da un fossato. Fu cinto in seguito anche da muratura, come dimostrava la torre, ancora esistente nel 1680. Il castello fu quasi del tutto distrutto da un incendio nel 1319 per opera di Jacopo da Carrara e poi ricostruito.
Nei tempi del dominio veneziano il castello perse il carattere di fortezza e, come molti altri manieri, fu trasformato in palazzo di villeggiatura di famiglie signorili, come i veneziani Michelis e nel corso dell'Ottocento fu aggiunta l'ala ovest. Nel 1800 l'ex castello era conosciuto con il nome degli ultimi possidenti, per cui era detto 'villa Bettanini'. L'intera struttura, con il parco circostante, fu acquistata dal Comune nel 1985: oggi è sede degli uffici comunali dei settori Cultura, Sport e Servizi sociali. Un annesso della villa, ristrutturato, ospita la Biblioteca civica. Splendido il parco del castello aperto al pubblico.

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Spunti per la ricerca e notizie storiche:
"In bicicletta lungo l´itinerario naturalistico del fiume Muson", a cura della F.I.A.B. per conto della provincia di Venezia.
"Di pianta in pianta- Prime mappe storiche del territorio mirese" a cura di Mario Poppi.
"Applicazione IFF sul fiume Muson Vecchio-2005" e "Applicazione IFF sul fiume Tergola-2003´ a cura di Silvia Menegon dell"ARPAV.
"Piano Generale di Bonifica e Tutela del Territorio Rurale per Il Comune di Fiesso d´Artico" a cura dell´Ing. Giuseppe Baldo.
"Girivagando Vigonza" a cura di V. Lazzaro - E. Cenghiaro - M. Benetti, Comune di Vigonza 2009.

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IL PERCORSO:
Il percorso prende l´avvio dal parcheggio in via Belvedere a Mirano, dove potete parcheggiare l´auto liberamente senza restrizioni.
La parte più impegnativa è sicuramente quella che segue le rive del Muson Vecchio perché non è "pista ciclabile" ma tratturo, con molti tratti che potrebbero essere caratterizzati da erbe alte che rendono la pedalata difficile se non impossibile (proseguire a piedi, "aprendosi la pista".)
Nei tratti che presentano le più altre probabilità di essere "impercorribili", vi segnaliamo alcune strade alternative.
Le zone più critiche (erba molto alta con "sentiero" poco segnato, sintomo di poca o scarsa frequentazione) sono quelle che dal Ponte della Pecora (Zeminiana) portano al Mulino Baglioni e da qui (il tratto peggiore che abbiamo incontrato noi) fino all´incrocio con via Roma a Massanzago (SP 31).
Prima di approcciare un tratto verificate sempre le condizioni delle rive e tenete sempre presente che esiste la provabilità che dobbiate tornare indietro. Nel caso vogliate comunque proseguire, assicuratevi di aver con voi un coltello, potrebbe tornarvi utile per "aprirvi" la strada rammentando che molte erbe sono urticanti.
Di contro lungo il Muson Vecchio potrete apprezzare il contato diretto con la natura cosa che difficilmente potrete provare lungo altri corsi d´acqua.
Arrivati in via Mulino Nuovo, alle porte di Camposampiero, la parte più "difficile" è finita.
Da Camposampiero arriveremo a Mirano percorrendo esclusivamente strade-piste ciclabili, seguendo il corso del Muson dei Sassi, del Tergola, del rio Serraglio e del Canale Taglio.
A Camposampiero vi suggeriamo una "deviazione" ai luoghi antoniani (santuario del Noce), viceversa potete puntare a sud, lungo il lungo rettifilo della ciclabile, conosciuta anche come "cammino di S. Antonio".
A parte qualche tratto del Muson Vecchio, dove l´uso della Mountain Bike è d´obbligo, il percorso è adatto a tutti e può essere fatto anche con una city bike poiché le ciclabili sono tutte perfettamente tenute.
Tenete presente il chilometraggio che non è proprio indifferente che si dovranno attraversare numerosissime strade anche se quasi tutte con bassa veicolazione.
Per quanto riguarda la ciclabile del Tergola, il tragitto più bello e suggestivo è sicuramente il primo (fino a Bronzola), poi molto probabilmente si farà strada una strana sensazione di monotonia anche se possiamo interromperla fermandoci a Peraga per visitare il castello dei Da Peraga e il suo bellissimo parco pubblico.
A Pionca lasceremo le rive del Tergola per percorrere quelle del rio Arzene sino alla briglia Salgarelli (Strà), dove nasce il Rio Serraglio.
Lo sterrato lungo il Rio Serraglio rappresenta sicuramente la ciclabile più bella e frequentata del Miranese-Riviera del Brenta con il tratto da via Pioghella (Fiesso d´Artico) a via Torre (Dolo) caratterizzato da anse e panorami spettacolari.

Il percorso lo classifichiamo difficile principalmente per due motivi:
a) la lunghezza: 67 km. non sono pochi, anche se tutti pianeggianti, per cui dovete programmare un´intera giornata.
b) Le difficoltà, anche rilevanti, che potrebbero presentare alcuni tratti del tratturo sul Muson Vecchio.

Di contro dobbiamo rimarcare che per il 68.7 % si sviluppa in tratturi e/o sterrati, per il 10.3 % su piste ciclabili mentre la parte asfaltata è relegata al 21%.
Solo lungo il Tergola troverete punti di sosta attrezzati (in un paio di occasioni anche coperti).
I periodi migliori per compiere il percorso sono la tarda primavera e l´autunno, quando le probabilità che i "tratturi" lungo il Muson Vecchio siano decenti sono più alte e soprattutto le temperature più sopportabili.
Tenete sempre presente che il tempo di percorrenza si riferisce all´effettivo tempo trascorso in bici, soste escluse.

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DATI DEL PERCORSO

Data Luglio 2011
Partenza Mirano Via Belvedere (VE)
Arrivo Mirano Via Belvedere (VE)
Lunghezza 66.4 Km.
Tempo percorrenza 4 ore e 10'
Difficoltà Difficile
Velocità media 16Km/h
Dislivello 0
Bicicletta consigliata MTB
% strada asfalta 21.0%
% pista ciclabile 10.3%
% sterrato 45.2%
% sentieri - tratturi 23.5%



DESCRIZIONE PERCORSO
punto uno START: Mirano, parcheggio di Via Belvedere
Lasciamo il parcheggio e seguiamo la pista ciclabile di via Belvedere; subito dopo l´ingresso di villa Belvedere (Erizzo), attraversiamo la strada ed entriamo nel viale che porta ai Mulini di Sopra (ora ristorante da Paolo).
Percorriamo questo tratto molto lentamente, e alla fine del parcheggio giriamo a destra e saliamo sull´argine del Muson Vecchio. Questo tratto è generalmente ben tenuto e presenta un fondo abbastanza regolare.
Al Km. 1,4 (punto due) troviamo il ponte di Via Refosso Vallone, lo attraversiamo e ci portiamo sulla riva opposta proseguendo verso Nord in direzione Salzano.

punto tre Salzano, Ponte Grasso. Km: 4.3
Il primo tratto di tratturo è generalmente ben tenuto anche se con il fondo abbastanza irregolare, cosa questa che caratterizzata tutti i tratti lungo il Muson Vecchio, mentre la parte terminale (ultimo Km.) potrebbe presentare erbe alte che rendono il passaggio leggermente difficoltoso.
Giunti al Ponte Grasso, oltrepassiamo la sbarra e una volta giunti sull´asfalto, giriamo a six e subito dopo a destra, imboccando la strada sterrata. Fate molta attenzione nel compiere questa manovra poiché il ponte è stretto e il traffico veicolare non manca mai.

punto quattro S.M. di Sala, Ponte degli Armati. Km: 5.8
Questo tratto di sterrato è molto regolare con numerose anse particolarmente affascinanti e l´unico problema potrebbe essere causato dalla polvere sollevata dai rari veicoli che lo percorrono. Lo sterrato termina al ponte degli Armati (nuova costruzione), dove proseguiamo dritti e dopo aver oltrepassato la sbarra, percorriamo il tratturo, direzione Stigliano; al Km. 7.15 (punto cinque) il tratturo lascia posto all´asfalto di Via Muson.

punto sei Stigliano; il Castello. Km: 8.0
Poco prima che Via Muson incroci l´ex Noalese, ci troviamo di fronte al bacino del mulino di Stigliano su cui si specchia anche il castello, ora ristorante.
Alla fine di Via Muson, giriamo a destra e dopo poche centinaia di metri a sinistra in modo da poter attraversare la Via Noalese in tutta sicurezza, avendo a disposizione una grande visuale.
Una volta attraversata la Noalese, giriamo a sinistra e dopo aver passato il ponte, imbocchiamo il tratturo alla nostra destra.
Dopo circa 100 mt. scendiamo sull´asfalto (Via Giorgione; il tratturo è interrotto da una chiusa che con l´erba alta è poco visibile) e lo percorriamo fino a quando la strada non piega a sinistra: a questo punto risaliamo sull´argine in direzione del mulino di Mazzacavallo.

punto 7 Zeminiana, Mulino di Mazzacavallo. Km: 10.3
Il tratturo che da Stigliano ci porta a Zeminiana è di solito ben curato, con alcune anse molte affascinanti dalle quali è possibile ammirare la campagna coltivata pervasa da ordine e silenzio.
Dopo circa 1.9 Km., in corrispondenza di una casa a sx., il tratturo lascia il posto allo che ci porterà sino al bacino del mulino di Mazzacavallo.
Una volta arrivati all´incrocio con Via Rivale la attraversiamo, (fate molta attenzione poiché la strada piega bruscamente a dx. ostacolando pericolosamente la visuale) e proseguiamo lungo l´argine sinistro del Muson.

punto nove Zeminiana, Ponte dalla Pecora. Km: 12.0
Proseguendo lungo l´argine, abbastanza ben curato e dal sentiero battuto anche frequentato, poco prima che il fiume pieghi a destra, alla nostra sinistra s´intravedono il campanile e la Chiesa di Zeminiana.
Dopo poche centinaia di metri incrociamo Via Semitecolo ( punto otto Km.: 11.4), la attraversiamo e proseguiamo sempre lungo l´argine sinistro del Muson fino a raggiungere il "Ponte della Pecora" sempre in località Zeminiana.Oltrepassiamo Via S.Francalanza e sempre a sinistra proseguiamo lungo il fiume.
Dopo circa 0.4 Km. incontriamo un ponte pedonale (punto dieci Km. 12.4) e a questo punto possiamo scegliere se mantenere la Sx. oppure attraversarlo e proseguire sulla riva destra e questo dipende dal grado di manutenzione.
Potendo scegliere è da preferire la parte sinistra perché più bella e tutta su tratturo fino al mulino Baglioni. In questo caso l´erba era talmente alta che abbiamo scelto la riva dx. che si presentava leggermente più agibile.

Deviazione suggerita per impraticabilità della riva: Raggiunto il Ponte della Pecora, giriamo a sx. percorrendo per circa 150 mt. Via Zeminianella e quindi giriamo a dx. per Via Favariego.Proseguiamo dritti fino ad arrivare nei pressi di in bar e quindi giriamo alla successiva strada a destra per raggiungere il Mulino Baglioni.

punto dodici Massanzago, Mulino Baglioni. Km: 13.9
Questo tratto di tratturo presenta un fondo un po´ irregolare.
Poco prima di giungere al mulino Baglioni, dobbiamo lasciare l´argine e scendere in Via Baglioni. ( Km: 13.4) e al successivo incrocio giriamo a sinistra.
Percorriamo alcune centinaia di metri e ci troviamo di fronte ad un caseggiato rurale, sotto il quale scorre la strada, il quale sembra essere una delle parti più vecchie del mulino.
La strada che "entra" nel caseggiato ha un sapore di altri tempi.
Proseguiamo dritti per vedere il bacino del mulino facendo molta attenzione giacché la strada è stretta, piega subito a sinistra ed è percorsa anche da veicoli a motore.
Ritorniamo sui nostri passi, "ripassiamo il caseggiato" e ci portiamo sulla riva destra (quella sinistra è impedita da una recinzione).

Deviazione suggerita per impraticabilità della riva:
Se la riva verso Via Ca´ del Moro è imprticabile dobbiamo necessariamente tornare in Via Favariego e girare a dx.
Percorsi circa 0.7 Km. incrociamo la SP 88, proseguiamo dritti sino alla rotonda dove prenderemo la prima uscita (SP 31) e subito dopo il ponte riprendiamo il tratturo sul Muson (riva dx).
Se trovate dei problemi anche in questa fase, tornate indietro e alla rotonda seguite la SP 31 fino a raggiungere, sempre a destra, Via Ca´ Moro e una volta arrivati al ponte riprendete il percorso dal punto punto tredici.

punto tredici Massanzago, Via Ca' Moro. Km: 15.6
Lasciato il mulino Baglioni, lungo la prima metà del tratturo proseguiamo senza particolari difficoltà mentre nella parte rimanente (circa 0.5 Km., fino all´incrocio con Via Roma), l´erba è così fitta che siamo costretti a scendere dalla bici e proseguire a piedi, aprendoci letteralmente la "pista", facendo molta attenzione a dove mettere i piedi per non scivolare in acqua.
Questa parte di tragitto è stata sicuramente la più dura e l´assenza di un qualsiasi accenno di "sentiero" ci fa pensare che sia poco frequentato con un livello di manutenzione praticamente assente ed per questo motivo che vi consigliamo (almeno per questo tratto) di preparatevi alla possibilità di tornare indietro studiando un percorso alternativo.
All´incrocio con Via Roma proseguiamo sempre lungo la riva destra e dopo circa 0.3 Km. raggiungiamo Via Ca´ Moro, il cui nome deriva dalla dimora veneziana che s´intravedere alla vostra destra.

punto quattordici Camposanpiero, loc. Rustega, via dei Prati. Km: 17.4
Arrivati in Via Ca´ Moro, attraversiamo il ponte e quindi imbocchiamo, alla nostra destra, l´argine del Muson Vecchio.
E´ questo uno dei tratti più belli di tutto il percorso e soprattutto ispira l´idea di essere ben mantenuto, con l´erba sempre tagliata e i campi in perfetto ordine. Vi consigliamo di percorrere questo tratto lentamente in modo da gustarvi in pieno il silenzio e l´ordine che vi circondano (noi l´abbiamo percorso tutto a piedi).
Arrivati in Via Prati attraversatela e tenete la riva sinistra del Muson, (quella destra presenta una deviazione che segue un canale affluente del Muson) dove noterete subito il "sentiero è battuto" che dopo poche centinai a di metri termina in Via Molino Nuovo ( punto quindici Km.: 18.0) dove il tratturo lascia posto all´asfalto.
A questo punto il tratto più impegnativo e difficile del percorso è terminato.
Proseguiamo dritti lungo Via Albarella che ci porterà dove il Muson Vecchio "passa sotto" il Muson dei Sassi, in corrispondenza di un "ponte di ferro", in località Camposampiero.

punto sedici Camposampiero, Muson Vecchio e il Muson dei Sassi. Km: 20.2.
Giunti al ponte di ferro vi proponiamo una deviazione per visitare alcuni luoghi dedicati a Sant´Antonio da Padova.
Per chi non è interessato, il percorso prosegue immediatamente verso sud, lungo lo sterrato del Muson dei Sassi. (vedi punto punto sedici al chilometro 23 al Km. 23.0).

Deviazione: I luoghi Antoniani

punto diciassette Camposampiero, via Cordenons. Km: 20.7. (Villa Querini secolo: XVII)
Attraversiamo il "ponte di ferro" e proseguiamo dritti lungo Via Tiso da Camposampiero, costeggiando alla nostra sinistra il Muson Vecchio.
Al primo incrocio, all´altezza di Villa Querini (biblioteca comunale), giriamo a dx. e percorriamo tutta via Cordenoms.
Arrivati allo "Stop" svoltiamo a sx e giunti in via Monte Grappa ( punto diciotto Km: 21.0.) ancora a sinistra dopo circa 30 metri imbocchiamo Via Sant´Antonio, proprio all´altezza di una statua raffigurante il Santo.

punto diciannove Camposampiero, Via S. Antonio. Km: 21.2
Imboccata Via Sant´Antonio, alla nostra destra, notiamo "la casa della Spiritualità" gestita dalla comunità francescana dei frati minori conventuali in collaborazione con le suore francescane elisabettine. Subito dopo la casa di Spiritualità giriamo a destra e notiamo il Santuario della Visione (1906) che sorge su una precedente chiesa del 1400.

punto venti Camposampiero, Oratorio del Noce. Km: 21.6
Oltrepassiamo il Santuario della Vision e percorriamo un viale alberato che ci porterà, dopo poche centinaia di metri, all´ Oratorio del Noce, costruito dove una volta s´innalzava l´albero che fu "ultima dimora del Santo".
L'edificio risale al 1400 e si tratta di un gioiello d'arte soprattutto per gli affreschi che coprono la facciata (esterna e interna) e le pareti della prima campata.

punto ventuno Camposampiero, Piazza Castello. Km:22.1
Lasciamo l´oratorio e ritorniamo indietro, verso il centro di Camposampiero.
All´incrocio seguiamo l´indicazione turistica del "Percorso Muson dei Sassi" e dopo aver percorso poche centinaia di metri svoltiamo a dx in Via Piazza Castello che ci porterà nella piazza dove sorge la Torre Civica (o della Rocca) e palazzo Tiso (XI-XII secolo - sede del Comune), affiancate dalle ex carceri asburgiche.
Lasciamo palazzo Tiso e ci dirigiamo a sud e subito dopo giriamo a sinistra (alla nostra dx noteremo la chiesetta della Madonna della salute) per via Piazza Vittoria.

punto ventidue Camposampiero, Via Contrà dei Nodari. Km: 22.2
Arrivati all´incrocio con Via Contrà dei Nodari, giriamo a dx e subito possiamo notare, a sinistra, la Torre Porta Padova (o dell'Orologio).
Passata la torre dell´orologio, giriamo a sinistra per via Tiso da Camposampiero (punto ventitre Km: 22.4) che percorriamo tutta sino al Muson dei Sassi ( punto sedici ponte di ferro sul Muson dei Sassi. Km: 23.0).

Fine deviazione per i luoghi Antoniani

punto sedici Camposampiero, Muson Vecchio e il Muson dei Sassi. Km: 23.0
Arrivati al Muson dei Sassi, prima del ponte, giriamo a destra lungo lo sterrato, seguendo le indicazioni turistiche "Percorso di Sant´Antonio" e "Percorso Muson dei Sassi". Lo sterrato segue fedelmente l´argine del Muson dei Sassi e dopo circa 600 mt incrocia Via Bonara(punto ventiquattro Km: 23.6).
Dopo aver attraversato la strada, ci portiamo sulla riva opposta percorrendo l´argine su un tratto asfaltato.
(Possiamo anche decidere di proseguire dritti seguendo sempre le indicazioni del "Percorso Muson dei Sassi").
Arrivati all´incrocio con Via M.Visentini (Km. 25), la attraversiamo e proseguiamo dritti.

punto venticinque Camposampiero, Sorgenti del Rio Lusore. Km: 25.5
Percorsi circa 150 metri l´asfalto finisce e inizia un tratto di sterrato.
Dopo altri 350 metri, sulla nostra destra notiamo un rivolo d´acqua che si stacca dal Muson: queste sono le "sorgenti" del Rio Lusore che segna il confine fra i Comuni di Camposampiero e Borgoricco.

punto ventisei Borgoricco, Via Desman. Km: 26.7
Lasciate le sorgenti del Lusore proseguiamo lungo lo sterrato sino ad incrociare Via Desman che attraversiamo e proseguiamo dritti.
Via Desman è l´attuale nome di quello che al tempo dei romani rappresentava il "decumanus maximus" dell´agro centuriato (ager centuriatus) Cis Musonem che congiungeva Vicenza (tramite un tratto della via Postumia) alla via Annia nei pressi di Mestre.
Questo rappresenta l´ultimo tratto che percorriamo lungo le rive del Muson dei Sassi, infatti, al successivo incrocio inizieremo a seguire le rive del Tergola.

punto ventisette Borgoricco, Via ponte Canale, ciclabile del Tergola. Km: 27.8
Arrivati all´incrocio con Via Ponte Canale (lo sterrato finisce ed inizia l´asfalto) giriamo a destra seguendo l´indicazione turistica "Percorso Tergola".
L´asfalto termina dopo poche centinaia di metri ed inizia nuovamente lo sterrato.
Al Km. 28.4 dopo aver attraversato il ponte, inizia il tratto più suggestivo lungo il Tergola, caratterizzato da sinuose anse e alberature rigogliose che ci accompagnano sino a Bronzola.

punto ventotto Bronzola, via Cinganame. Km: 29.7
Bronzola è la più piccola frazione del Comune di Campodarsego (PD). Nella località, menzionata in varie bolle papali del XII secolo, esisteva la chiesa di San Michele (in seguito S. Pietro) di proprietà sin dall'828 del monastero di Santa Giustina, dei monaci benedettini.
Di fronte alla chiesa e a ridosso del Tergola c´è la possibilità di trovare riparo in caso di pioggia o sole intenso. Arrivati sulla strada statale giriamo a dx.
Di fronte alla chiesa e a ridosso del Tergola c´è la possibilitÀ di trovare riparo in caso di pioggia o sole intenso.
Subito dopo il ponte attraversiamo, con molta attenzione, la statale e imbocchiamo lo sterrato che segue il corso del Tergola.
Percorse poche centinaia di metri possiamo decidere se fare una deviazione ( punto ventinove Bronzola, loc.Panigale. Km: 30.0) per visitare una delle più antiche chiesette della provincia di Padova, " Santa Maria al Panigale", data IX secolo e forse di origine longobarda.
Proseguendo lungo il tratturo ci troveremo, dopo poche centinaia di metri, ad incrociare Via Olmo ( punto trenta Km: 30.4) dopo all´incrocio con via Olmo, giriamo a sx.

punto trentuno Bronzola, via Cinganame. Km: 29.7
Percorse poche decine di metri, arriviamo ad una rotonda e prendiamo la prima uscita. (Via Capitelli).
Subito alla nostra sx noteremo uno dei caratteristici capitelli dedicati alla Madonna e la sagoma del mulino Campanigalli (ancora attivo). Proseguiamo dritti e dopo aver "scalato" il cavalcavia sulla statale del Santo, giriamo a dx per Via Dosso.
Dopo circa 600 metri, dove la strada piega a 90°, giriamo a dx ( punto trentadue tratturo. Km: 31.8) per imboccare lo sterrato che ci riporterà lungo le rive del Tergola.

punto trentatre S. Andrea di Campodarsego. Km: 33.7
Dopo aver percorso circa 1 Km di sterrato, sempre costeggiando la Tergola, arriviamo a Sant´Andrea di Campodarsego; alla rotonda giriamo a dx, attraversiamo la strada e prendiamo la ciclabile in pavet.
Alla nostra sinistra notiamo il mulino Santon di origini antiche, (sopra l'architrave della porta di ingresso è incisa la data 1647) che conserva ancora macine e strettoie sul Rio Tergola, derivazione del Tergola principale.
Al termine del pavet ci troviamo di fronte ad un piccolo bacino su cui si specchia la Chiesa parrocchiale, risalente al 1572 e completamente ricostruita 1989, dedicata alla Madonna Immacolata di Lourdes.
Poco più avanti ci portiamo sull´altra sponda passando sul ponte pedonale, quindi giriamo a dx fino ad incrociare il fondo ghiaioso di Via Caltana che in prossimità di una casa colonica, lasceremo per proseguire dritti lungo lo sterrato che segue l´argine. Lo sterrato dura poche decine di metri per lasciare ancora posto ad un tratto di sterrato.

punto trentaquattro Vigonza, loc. Codiverno, ponte di via Gerla, Villa Selvatico. Km: 34.5
Il tratto ghiaioso ci porta sino al ponte di Via Gerla che attraversiamo e subito dopo giriamo a sx.
Qui troviamo uno dei numerosi cartelli riguardanti la "Ciclovia del parco della Tergola", mentre alla nostra sinistra notiamo il parco di Villa Selvatico (Agriturismo).
Dopo circa 750 metri, sulla destra c´è un punto di riposo, con panche e tavoli ma purtroppo non coperto. Subito dopo, sulla riva opposta notate un caseggiato "rosso": è tutto ciò che rimane del "Mulino di Codiverno", uno dei più antichi sul Tergola, risalente al 1699.


punto trentacinque Vigonza, loc. Codiverno, via Campolino. Km: 36.0
Proseguiamo lungo lo sterrato sino a giungere ad incrociare Via Campolino; qui dobbiamo attraversare e portarci sull´altra sponda della Tergola, dove prosegue la ciclabile.
Seguiamo sempre lo sterrato senza paura di sbagliare strada e una volta arrivati ad incrociare Via Livenza ( punto trentasei Vigonza, loc. Pionca, Km: 37.7), l´attraversiamo e proseguiamo dritti verso il "Ponte delle Frassene".

punto trentanove Vigonza, loc. Peraga. Km: 40.7 (incrocio Via Arrigoni / Via Bonaventura).
Da Via Livenza sino a raggiungere Peraga, saremo immersi nella campagna padovana, caratterizzata da ampi spazi e coltivazioni ben curate. Dopo circa un chilometro si arriva al ponte delle "Frassene" ( punto trentasette Vigonza, Km: 38.8)dove anticamente esisteva un bosco di proprietà della famiglia Arrigoni, Signori di Vigonza.
Teniamo la riva sx del Tergola e proseguiamo per Via Muraro che al Km 39.2 ( punto trentotto)lasciamo per proseguire, tenendo la dx, sullo sterrato che segue il corso d´acqua. Costeggiando sempre il Tergola, arriviamo a Peraga il cui toponimo pare derivi dal nome latino di un certo Petrus.
Esso fa parte dei nomi più antichi della zona, soprattutto perché si riferisce a una persona, forse un antico assegnatario delle terre del graticolato romano. Questo nome è giunto a noi scritto in diversi modi; tutti però sostanzialmente rispettano, forse, la forma originaria di "villa petraga" cioÈ "podere di Petrus".[2]
L'importanza di questa frazione è strettamente legata alla famiglia da Peraga, signori di Mirano, che segnò la storia padovana del XIII e XIV secolo e ai nobili Badoer di Venezia. [2]
In questa frazione del Comune di Vigonza vale la pena di visitare il Castello dei Da Peraga, circondato da uno splendido parco pubblico.
[2] da: http://www.peragamedievale.org/cennistorici.html

Deviazione: visita al Castello dei Da Peraga Arrivati all´incrocio giriamo a dx, in Via Arrigoni direzione Padova, e dopo poche centinaia di metri, sulla sx notiamo l´ingresso della biblioteca che costituisce una delle entrate al parco pubblico (merita di essere visto) che circonda il Castello dei Da Peraga

punto quaranta Vigonza, loc. Peraga, Via Cavaur. Km: 41.7
Lasciamo il castello ritornando in via Arrigoni e giriamo a dx.
Subito dopo il ponte, giriamo a destra per imboccare la stradina a senso unico che costeggia la Tergola.
Di fronte a noi vediamo la sagoma del vecchio mulino di Peraga, con la lapide veneziana indicante l'altezza massima dell'acqua regolamentata per legge, in stato di abbandono.
Proseguiamo sino ad incrociare Via Paolo IV, la attraversiamo e proseguiamo dritti.
Dopo poche decine di metri l´asfalto lascia il posto allo sterrato che termina all´altezza di una tipica casa colonica della campagna veneta (a destra - riva opposta) in evidente stato di abbandono, per arrivare in Via Cavour.
Preferendo correre sullo sterrato, giriamo a dx e alla fine del ponte attraversiamo Via Cavour per proseguire lungo Via Argine Destro.

punto quarantuno Vigonza, loc. Case Zanon, Km: 42.1
Lo sterrato di Via Argine Destro termina, dopo circa 0.5 Km in località Case Zanon che raggiungiamo dopo aver attraversato una strada asfaltata e dove lasciamo le rive della Tergola che ritroveremo a Strà ( punto quarantaquattro).
L´abitato è costruito a ridosso della ferrovia Venezia-Padova, che attraversiamo con l´ausilio di un sottopasso oltre il quale l´asfalto lascia il posto allo sterrato che ci conduce sulle rive del Rio Arzene (punto quarantadue Km: 43.1), dove giriamo a sx.
Percorriamo lo sterrato sempre seguendo la rive del corso d´acqua, anche quando sotto passeremo l´autostrada A4 fino a raggiungere Via della Dora al Km 44.7 (punto quarantatre Vigonza, loc. Case Ponte della Dora, Via della Dora.) dove giriamo a dx attraversando il Rio Arzere.
A parte il primo tratto, dove possiamo ammirare ancora una volta la splendida campagna veneta, l´ultima parte può risultare alquanto monotona e poco interessante.

punto quarantaquattro Vigonza, loc. Peraga, Via Cavaur. Km: 41.7
Percorsi pochi metri di Via della Dora, la strada piega bruscamente a dx ma noi proseguiamo dritti, su tratturo, per raggiungere il nodo idraulico di Fiesso d´Artico Nord-Ovest dove s´incrociano il Rio Arzene, la Tergola, Il Rio Serraglio, canale del Veraro tramite il quale sono messi in contatto con il Naviglio Brenta.
All´inizio del tratturo troviamo una sbarra che oltrepassiamo facilmente, mentre bisogna prestare molta attenzione verso la parte terminale per la presenza di una catena posta di traverso e non molto visibile.
Chi non fosse interessato a questa deviazione può proseguire lungo la strada asfaltata.
Non potendo percorrere le rive del Veraro, dobbiamo tornare indietro e una volta raggiunto l´asfalto giriamo a sx.
Arrivati ad incrociare Via Capeleo (punto quarantacinque Strà, Km: 46.7) giriamo a sx e quando la strada piega a destra, all´altezza del capitello dedicato alla Madonna Immacolata (1838), teniamo la sx e proseguiamo in Via Agnoletto (punto quarantasei Strà, Km: 47.2).
Dopo circa 0.5 Km. piega decisamente a dx per seguire le sponde del Veraro prendendo il nome di Via Tergola.
In questa posizione due sono le cose interessanti da notare: un vecchio rustico (a sx.) che meglio ammireremo quando percorreremo l´altra riva del canale e un capitello un po´ barocco risalente al 1700 e dedicato alla beata Vergine.
Percorsa tutta Via Tergola si arriva ad una rotonda (punto quarantasette Strà, Km: 48.0) dove prendiamo la terza uscita e subito dopo il ponte, attraversiamo la strada per imboccare il tratturo che costeggia il Veraro.
Percorso circa 0.5 Km. alla nostra sx notiamo il vecchio rustico (sopra citato) mentre in lontananza si scorge la Briglia Salgarelli (punto quarantaquattro) dove il tratturo termina ed inizia lo sterrato lungo il Rio Serraglio che ci porterà in Via Taglio Sinistro a Mira.
Due sono gli accorgimenti da tenere sempre presenti mentre percorriamo lo sterrato del Serraglio:
- L´attraversamento di strade particolarmente trafficate come per esempio Via Barbariga ( punto quarantotto Fiesso d'Artico, Km: 49.5)
- Alcuni spuntoni d´acciaio (residui di paletti divelti) al centro della strada, poco visibili e pericolosi che possono causare rovinose cadute o guasti meccanici importanti alla bicicletta, come per esempio quelli in prossimità di Via Pioghella (punto quarantanove Fiesso d'Artico, Km: 50.3) e Via Molinella (punto cinquantacinque Mira al Km. 59.4)

punto quarantanove Fiesso d'Artico, Via Pioghella Km: 50.3
Attraversata Via Barbariga, continuiamo a percorrere la riva dx del Rio Serraglio, oltrepassiamo la zona artigianale di Fiesso d´Artico (la parte meno significante di tutto il percorso) dove la strada presenta due curve molto decise, per arrivare quindi all´incrocio con Via Pioghella dove giriamo a sx e dopo il ponte a dx per riprendere lo sterrato.

punto cinquantadue Dolo, Via Torre. Km: 54.0
Lasciata Via Pioghella percorreremo il tratto più bello della "ciclabile del Rio Serraglio" che ci porterà a Dolo in Via Torre. Questo è un tratto da percorrere lentamente, gustando ogni curva o albero che incontriamo perchè il panorama è meraviglioso , in quanto il panorama é meraviglioso e soprattutto perché, forse fra un po´ tutto sparirà inglobato da quel terribile progetto di cementificazione che porta il nome di "Veneto City".
Dopo Via Pioghella, al Km. 51.5 incontriamo Via Baldana (punto cinquanta Fiesso d'Artico) dove giriamo a dx per portarci sulla riva opposta del Serraglio; poi attraverseremo, con molta attenzione, Via Borsellino (punto cinquantuno Dolo, Km: 53.1) strada di grande comunicazione e molto trafficata.
Poco prima di arrivare in Via Torre, dove la strada piega a sx, troverete delle panchine, poste all´ombra di alcuni alberi, dove riposare e poter ammirare uno uno scorcio di Dolo con il suo campanile.
La cittadina di Dolo nel 1700 era il centro più importante della "Riviera del Brenta", che di quell´epoca, oltre alle ville venete, conserva uno splendido squero monumentale e un caratteristico mulino, immortalato dal Canaletto.

punto cinquantaquattro Dolo, via B. Cairoli. Km: 56.0
Poco dopo Via Torre la strada piega decisamente a Nord e dopo aver lasciato alla nostra dx (riva opposta) gli impianti sportivi di Dolo, attraversiamo Via Arino (punto cinquantatre Dolo, Km: 54.8).
Percorse poche centinaia di metri, lo sterrato piega a destra, sempre seguendo il corso del Serraglio, fino a portarci all´incrocio con Via Cairoli, percorrendo, di fatto, la periferia Nord della cittadina.

punto cinquantasei Mira, nodo idraulico Serraglio-Taglio di Mirano;. Km: 60.2
Il tratto che da Via Cairoli porta al canale Taglio è sicuramente l´altro tratto particolarmente bello della "ciclabile del Serraglio", caratterizzato da lunghi tratti rettilinei che possono sembrare noiosi ma splendidamente immersi nella campagna veneziana.
Al Km. 59.4 arriviamo in Via Molinella (punto cinquantacinque Mira, Km: 59.4) e qui dobbiamo cambiare ancora una volta sponda e portarci su quella sinistra facendo molta attenzione allo spuntone d´acciaio posto in mezzo alla pista.
Dopo un paio di curve lo sterrato termina in Via Argine Destro del canale Taglio in corrispondenza del nodo idraulico Serraglio-Taglio di Mirano, dove il Serraglio "attraversa" il Canale Taglio tramite "botte a sifone".

punto sessanta Mirano Piazza Martiri. Km: 66.0
Arrivati al Canale taglio giriamo a sx, e dopo circa 2.5 Km raggiungiamo la località di Marano di Mira (punto cinquantasette Km: 62.7), attraversiamo Via Caltana e proseguiamo lungo la ciclo-pedonabile che costeggia il corso d´acqua facendo attenzione ai numerosi "podisti" e ciclisti che la frequentano, soprattutto la mattina presto o il tardo pomeriggio. Percorriamo tutta la ciclabile fino ad incrociare Via della Vittoria (punto cinquantotto Km: 65.7 - Mirano), la attraversiamo e a piedi percorriamo il tratto di pedonale, che seguendo l´argine del Taglio, ci porta al bacino dei Mulini di Sotto (Bacino del Muson), dove notiamo il vecchio opificio ottocentesco, un tempo scalo dei commerci con Venezia, e ora in totale stato di abbandono. (punto cinquantanove Mirano Mulini di Sotto. Km: 65.9)

punto uno Fine: Mirano, parcheggio di Via Belvedere. Km: 66.4
Lasciamo l´opificio e proseguendo dritti lungo Via Barche per raggiungere Piazza Martiri fino ad imboccare dalla parte opposta Via Castellantico e quindi raggiungere il parcheggio di via Belvedere dove il giro si termina.

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