Riviera del Brenta



Parlare della Riviera del Brenta, chiamata dai veneziani "il giardino della Serenissima", per la gran parte di noi, è sinonimo di villa veneta o di calzatura.
In realtà il territorio che si affaccia al Naviglio del Brenta o Brenta vecchio è ricco di storia e curiosità e che il grande flusso turistico ignora.
Identifichiamo Riviera del Brenta come il territorio compreso fra il Naviglio (comprendente i comuni di, Strà, Fiesso d´Artico, Dolo e Mira) e il fiume Brenta (comprendente i comuni di Fossò, Camponogara e Campagna Lupia (Comuni posti alla sinistra del fiume Brenta che presentano molte affinità con quelli rivieraschi.).
Nella nostra filosofia di viaggio i comuni di Vigonovo e Campolongo Maggiore pur appartenenti alla provincia di Venezia li consideriamo, sia per storia che per cultura, molto più vicini al territorio padovano.
Il Naviglio Brenta rappresenta un ramo minore del fiume Brenta (la foce del quale fu spostata più a sud, direttamente nell´Adriatico), di cui occupa l´alveo originale.
Il Naviglio è quindi il risultato di una delle molte opere idrauliche portate a termine dalla Repubblica di Venezia per preservare la laguna, e attraverso il Canale Piovego e il Bacchiglione era assicurato il collegamento fluviale fra Venezia e Padova.
Esso faceva parte dell´intricato sistema di canali e fiumi con cui Venezia era collegata alla terraferma soprattutto per approvvigionarsi di prodotti agricoli, materiali da costruzione e altro, trasportati con dei barconi (burci) trainati lungo le rive (alzaie) da cavalli o buoi.
Oggi i termini "burci" e "alzaie" ci fanno pensare più facilmente al fiume Sile ma erano comuni in tutto il territorio dominato dai veneziani.
Va ricordato che Venezia era raggiungibile solo via acqua sino al 1846 quando gli Austriaci costruirono il ponte ferroviario.
Il ponte stradale risale al 1933 e inaugurato con il nome di "ponte Littorio" (il nome attuale "della Libertà" fu imposto dopo il secondo conflitto mondiale).
Il Brenta e il Naviglio rappresentavano anche una risorsa fondamentale per Venezia, ossia l´acqua potabile.
Nella zona della Chiusa di Moranzani c´era il luogo dove l´acqua potabile, che arrivava da Dolo tramite il canale Seriola, era caricata per essere trasportata nella città lagunare.
Il Naviglio, soprattutto nel periodo in cui la villa si trasforma in luogo di residenza estivo, era percorso da lussuose imbarcazioni con ampia cabina e tre o quattro balconi, adibite al trasporto di persone, soprattutto dai veneziani facoltosi, chiamate "Burchielli" che caddero in disuso con il declino del patriziato veneziano.
Prima ancora di essere la terra delle ville la zona era contraddistinta dalla presenza di numerosissime osterie dove si poteva mangiare e trovare alloggio e costituivano punto d´appoggio per tutti quelli che trafficavano con Venezia.
Il territorio conserva ben poche testimonianze del periodo antecedente la costruzione delle ville tuttavia qualcosa è giunto sino a noi, soprattutto attraverso citazioni e atti notarili.
Della zona intorno a Mira sappiamo essere stata prevalentemente agricola, sin dal periodo della dominazione romana e sembra che il suo nome derivi da una torre d´avvistamento (mira in latino) simile a quella che era presente a Mirano, e solo nel medioevo si ha notizia della formazione di un piccolo nucleo abitativo, come porto fluviale.
La presenza romana nella zona è testimoniata dal fatto che Borbiago (frazione di Mira) sorge sulla continuazione della strada romana che oggi conosciamo come Via Caltana.
Sempre nel comune di Mira, la località di Porto Menai fu in passato sede di un importante scalo commerciale (Ad Portam) nelle cui vicinanze sorse l´abbazia benedettina di sant´Ilario, costruita intorno all´ 819 dai frati di San Servolo, su concessione del doge Angelo Partecipazio.
Dell´abbazia oggi non rimane nulla e il suo declino ebbe inizio con la fine della guerra di Chioggia per finire nel xv secolo.
Della città di Dolo, sappiamo che come tutta la zona del Brenta fu teatro di battaglia fra i veneziani e i padovani e che una prima testimonianza certa della sua esistenza risale ad un documento del 1540 riguardante la strada Venezia-Padova (ad villam Dolli).
Del borgo di Dolo, sembra sia fatta menzione in documenti del 1241 e 1451 che accennano ad una ricca famiglia del posto (Da Dolli) da cui sembra trarre origine il nome attuale della cittadina rivierasca.
Dolo, forse più che delle altre città affacciate sul Naviglio, conobbe il suo massimo splendore nel periodo della tarda dominazione veneziana, durante la quale furono costruiti numerosi mulini, ritratti anche dal Canaletto, di cui un esempio si può ammirare vicino allo squero del XVI secolo, l´unico di tutto il Naviglio.
Sambruson (frazione di Dolo) è nota sin dal 1506 e sembra che il suo nome derivi da quello di Sant´Ambrogio, che una leggenda vuole essere passato in questo luogo intorno l´anno 831, percorrendo la Via Annia per recarsi ad Aquileia.
Fiesso d´Artico che in origine si chiamava solo Fiesso (dal latino Flexo cioè curva, sull´ansa del fiume su cui sorge), mentre nel 1867 è stato aggiunto il nome d´Artico, in onore del magistrato alle acque di Venezia Angelo Maria Artico artefice dell´ultima grande deviazione del fiume Brenta.
Come tutte le città in riva al Naviglio anch´essa si arricchì di splendide ville durante la dominazione veneziana.
Strà (famosa soprattutto per la splendida villa Pisani, la più grande e maestosa della Riviera del Brenta, affrescata dai Tiepolo e da M.Colonna), il cui nome deriva probabilmente dal latino "strata" (strada lastricata) aveva il suo nucleo originario nell´attuale San Pietro di Strà.
All´epoca romana la zona era attraversata dalla Via Annia che collegava Adria ad Aquileia ed era a vocazione prevalentemente agricola.
Nel medioevo la cittadina era nota con il nome di "Fossolovara", ossia fosso dei lupi o dei rovi. Strà divenne territorio di Venezia al termine della guerra di Cambrai.
A sud di Dolo troviamo la cittadina di Fossò e il suo nome sembra derivare da "Fossadum" riferito forse ad un ramo minore del Brenta e il primo atto ufficiale in cui è menzionato è datato 1025.
In un altro atto di compravendita, datato 1073, si può dedurre che il paese fosse già costituito e che avesse l´appellativo di "villa".
Di particolare interesse storico va citata la chiesetta della Beata Vergine del Rosario che si trova in frazione Campoverardo con affreschi del settecento.
Più a sud di Fossò troviamo la cittadina di Camponogara il cui nome sembra derivare dal latino "campus e nux" ossia campo di noci, forse a ricordo delle antiche coltivazioni fatte in zona.
Probabilmente la zona intorno a Camponogara era abitata già in epoca romana e questo lo possiamo dedurre dalla tipologia delle strade che presentano un forte connotato di "graticolato".
Una prima citazione dell´esistenza dell´agglomerato risale all´897 in un documento dell´imperatore Berengario.
Secondo altri documenti la prima chiesa di Camponogara risale al 1077 e in seguito è citata in un altro documento ecclesiastico del 1297.
Camponogara, come tutte le altre città della Riviera sarà legata alle sorti della Serenissima.
Vicino Camponogara troviamo la cittadina di Campagna Lupia e sembra che la zona fosse abitata anticamente da popolazioni paleovenete e mentre in epoca romana, fosse nota come "Lova" (lupus), Di certo sappiamo che la cittadina era attraversata dalla strada consolare Popilia (L'attuale Via Romea), che più a nord si collegava con la via Annia.
In età medioevale divenne sede di un´importante pieve chiamata "Campagna" con un'economia quasi esclusivamente agricola.
Dal 1405 essa entrò a far parte della Repubblica di Venezia, di cui seguì inevitabilmente le sorti.
Tutta la zona della Riviera, come sopra citato conobbe il massimo splendore durante la dominazione veneziana, caratterizzata dalla costruzione di ville, prima come "azienda agricola" dotate di barchesse, usate anche come foresterie, e successivamente come luogo di villeggiatura, replicando in taluni casi i palazzi di Venezia, e per noi saranno un riferimento costante nella descrizione degli itinerari proposti.



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